Coaching: la comunicazione come tempo di cura

Nel coaching il rapporto tra coachee e coach poggia le sue fondamenta sulla reciproca fiducia che viene costruita sessione dopo sessione con una comunicazione efficace che deve rappresentare il punto cardine per creare una relazione collaborativa e sana.

Questo vale in tutti i settori professionali ma in questo periodo, il mio lavoro di coach e formatore sull’eccellenza linguistica mi ha portato a lavorare anche nell’ambito della comunicazione efficace nel rapporto medico paziente nei reparti di oncologia.

L’oncologo medico si confronta ogni giorno con numerosi scenari comunicativi non sempre facili da gestire.

Spesso i pazienti, nella paura della loro malattia, ricercano informazioni sul web e arrivano all’incontro con il medico convinti di saperne di più lui, al contrario arrivano confusi più di prima.

Ecco che allora la comunicazione come tempo di cura diventa circolare ed il medico in questo stato confusionale che genera ansia, rabbia, paura, tristezza, deve attivare una comunicazione altamente efficace di ascolto, assenza di giudizio, accoglienza.

coaching e comunicazione

Le parole che ascolta, collegate al para verbale del paziente, raccontano lo stato d’animo e quelle che il medico utilizza di rimando, possono aiutare il paziente a creare uno spazio di pace interiore, come una botte d’olio versata nel mare in tempesta.

Prima di analizzare alcune modalità di comunicazione utili al medico per creare un rapporto di fiducia empatica, godiamoci questo video servizio realizzato da Milena Gabbanelli.

La comunicazione come tempo di cura: creare sfiducia.

Quali sono le parole Basse Oscure e contratte che in questo video ci portano a pensare quanto sia facile creare senso di sfiducia da parte del paziente?

Osserviamole in questa slide che le riassume un poco tutte.

Coaching e la comunicazione come tempo di cura

Quali sono invece i punti chiave per far si che la comunicazione tra medico e paziente (ma non solo, vale per tutti i contesti personali e professionali) sia efficace?

La comunicazione come tempo di cura deve creare fiducia e per farlo è necessario:

  • rimanere in ascolto attivo, osservare il para verbale e fare attenzione alle parole chiave dietro le quali si nascondono le emozioni che vanno poi focalizzate e condivise con il paziente. Mi permetto di suggerire il bellissimo libro di testo dello Psicoterapeuta Matteo Rampin “Parlami” sull’ascolto.
  • avere una corrette gestione della prossemica con una postura rilassata
  • avere una corretta gestione del linguaggio
  • attivare una comunicazione il più comprensibile possibile
  • avere rispetto per le preoccupazioni che sono normali in uno stato d’animo di un paziente che vede la sua vita cambiare da un giorno all’altro.
  • mantenere uno sguardo volto al sorriso (Bob Marley diceva che le curve più belle in una donna sono celate nel loro sorriso).
  • li dove è necessario creare un contatto interpersonale che suscita risposte fisiologiche e psicologiche specifiche fra cui effetti neuro endocrini e dello stress.

Il contato fisico (prendere la mano del paziente quando sta svelando emozioni legate alla tristezza o un pianto) va calibrato con attenzione.

Quando lo attiviamo ecco che gli effetti benefici arrivano come:

  • diminuzione della pressione sanguigna
  • diminuzione della frequenza respiratoria
  • diminuzione dell’eccitazione e ansia
  • miglioramento del sonno e della soglia del dolore.

Ecco che nel momento che abbiamo ascoltato con attenzione, rispettando momenti di silenzio di 4/5 secondi, possiamo iniziare a versare quella botte di olio nel mare in tempesta del paziente per comprendere il suo stato emotivo, condividerlo, accoglierlo e proporre soluzioni che riportino ad uno stato di quiete, come?

Coaching e la comunicazione come tempo di cura: le domande aperte

Con le domande aperte formulate dai pronomi interrogativi:

CHI | CHE | COSA | QUALE o

Avverbi interrogativi

COME | QUANDO| DOVE | QUANTO | PERCHÈ

Le domande aperte sono potentissime perché aprono un mondo evocativo nell’interlocutore. Devono essere brevi, non devono generalizzare, dimostrano di avere ascoltato.

  • Quando creano consapevolezza danno la possibilità al paziente di sentirsi libero di esprimere il suo punto di vista.
  • Dimostrano attenzione e comprensione

Domande come : Se ho compreso correttamente, lei mi sta dicendo CHE….

COME sta? QUANDO sente questo dolore, dove o COME lo sente?

CHE tipo di significato attribuisce ai suoi sintomi? e cosi via.

L’EFFETO NOCEBO e PLACEBO DELLE PAROLE B.O.C (Basse, oscure e contratte) e A.L.F (alte luminose e fluide)

Partendo dal presupposto che ogni parola influenza il nostro stato d’animo, osserviamo questa slide di parole B.O.C e paragoniamole a quelle in basso A.L.F

Coaching e la comunicazione come tempo di cura
Parole Basse Oscure e Contratte
coaching e la comunicazione come cura
Parole Alte luminose e fluide

Paolo Borzachiello, oggi uno dei massimi esperti di Neuro-Linguistica in Italia, con i suo testi “Basta Dirlo” e il “il codice segreto del linguaggio”, ci viene in aiuto con l’utilizzo esatto sia delle parole che dei frame|pattern da utilizzare nella maniera corretta, in modo da generare ormoni come Dopamina e Ossitocina (neuro trasmettitori delle relazioni) e Endorfine (Euforia e benessere).

Non perdetevi però il bellissimo testo scritto dalle due sorelle psicologhe e psicoterapeute Roberta e Simona Milanese con la prefazione di Giorgio Nardone, “Il tocco, il rimedio, la parola”.

La comunicazione come tempo di cura: le frasi da utilizzare

Osservate quest’altra slide e subito salterà all’occhio lo stimolo differente che le parole generano nel nostro cervello:

Saltano subito all’occhio le frasi in verde che hanno la grande capacità di cambiare immediatamente il punto di vista e allontanare la sensazione fastidiosa del dolore.

Il tema è delicato, affascinante, coinvolgente perché non si lega solo e unicamente all’aspetto professionale nella comunicazione tra medico e paziente, ma è applicabile in ogni contesto, personale e professionale dove il nostro desiderio è prima di tutto quello di prendersi cura di se stessi, perché quando attiviamo parole sane nella nostra vita quotidiana, il mondo inizia ad apparire in modo diverso.

I problemi diventano ostacoli da superare o nodi da sciogliere, due parole molto più A.L.F della prima e quando iniziamo a generare benessere in noi, ecco che in maniera circolare, lo mettiamo a disposizione del prossimo, migliorando la qualità delle nostre relazioni, del nostro modo di agire, pensare e condividere gli stati d’animo con maggiore sicurezza e consapevolezza.

LA COMUNICAZIONE COME TEMPO DI CURA GENERA GRATITUDINE

E quando iniziamo a generare gratitudine avviene qualche cosa di unico:

  • miglioriamo la salute fisica e mentale
  • riduciamo lo stress
  • miglioriamo le relazioni (prima con noi e poi con il resto del mondo)
  • miglioriamo il nostro ottimismo
  • miglioriamo la abilità cognitive
  • riduciamo la sensazione di rimpianto
  • aumentiamo la generosità

Quindi? concludo questo Articolo sul mio Blog con un video realizzato alcune settimane prima del mio intervento all’interno del Role Play al quale ho avuto l’onore di partecipare come relatore su questo tema, collaborando al fianco di due figure professionali di grande spessore come il psiconcologo Prof. Luca Ostacoli coordinatore della psiconcologia per la rete Mind To Move e la Dott.ssa Maria Vittoria Pacchiana, Psicologa clinica, psiconcologa presso il San Luigi Gonzaga.

Per il resto che dire? Il mio percorso di Life Coaching “DIVENTA PROTAGONISTA DELLA TUA VITA” è a completa disposizione di tutti coloro che desiderano prendersi cura di se stessi per dare vita a potenzialità inespresse partendo anche da una comunicazione eccellente ma non solo.

Potete compilare il form che vi darà accesso alla prima call gratuita di 30 minuti per comprendere se i miei personali strumenti di coaching sono quelli giusti per il cambiamento che desiderate nella vostra vita.

Coaching: la comunicazione come tempo di cura

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